2022 per l'orto
L’esposizione segna l’ultimo capitolo di lungo viaggio, iniziato quasi quarant’anni fa con “L’uomo e l’albero”, il suo primo dipinto, quasi una precocissima dichiarazione di poetica, che Pierfranceschi non ha mai disatteso e che ha percorso tutto il suo lavoro con tre cardini: natura, cultura e architettura.
L’Orto Botanico, che per l’artista incarna meglio d’ogni altro luogo “l’armonia tra natura, essere umano e architettura”, è la cornice perfetta per questo ciclo di dipinti che evocano i temi classici della sua poetica: il rapporto tra l’uomo e la natura, la ciclicità della vita, il sistema che regola le fasi della terra e della vita di donne e uomini. 22 dipinti, tutti realizzati a cavallo tra il 2018 e il 2022, “pensati” appositamente per questo luogo, con un filo rosso che li accomuna, come sottolinea la botanica e docente universitaria Giulia Caneva nel catalogo, “natura, inquietudine umana e sua essenza spirituale”. Protagonisti nelle opere in mostra sono gli elementi vegetali, come le “grandi erbe”, che diventano architettura di paesaggi evocativi illuminati da una luce livida e irreale, in cui le figure umane perdono di centralità, ridimensionate in favore delle gigantesche strutture arboree: spariscono i volti, i generi, i tratti fisiognomici mentre a trasparire sono le introspezioni psicologiche degli individui, la loro dimensione intellettiva e la loro essenza spirituale. Qui e là compaiono anche angeli, entità sovrumane portatrici del messaggio divino che condividono con l’uomo fattezze e limitatezza del corpo, ma anche animali, scimmie antropomorfe.
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