1985 Ferro di Cavallo
Lorenza Trucchi
Maurizio Pierfranceschi corrisponde alla sua pittura: semplice, perfino umile quanto sottilmente preziosa, non priva di un ardire temerario. Io credo che Maurizio andrà lontano, molto lontano. Dei predestinati o, come amava ripetere Longhi, degli “incamminati”, egli possiede la solitaria ostinazione, l’orgoglio segreto, la meditata studiosità e la fedeltà alle proprie radici, qualità questa, piuttosto desueta tra i giovani d’oggi.
Pierfranceschi predilige Burri (sul pittore umbro ha fatto una tesi rigorosa e ispirata) ed ha un vero culto per Morandi, uno dei “rari Lari” che difendono il suo “studio-casa” sperduto nella estrema periferia di Roma. Ritornato da un primo breve viaggio a Parigi è stato radicale (guai a non esserlo a venti anni!): “No a Renoir. Si a Chardin e Bonnard. Una rivelazione Rousseau”.
Ben equilibrata tra potenza espressionista e spirito formale (l’eterno spirito italiano), questa pittura si articola su poche immagini di spoglia ma non arida essenzialità. Il colore-materia è carico, denso: una severa sinfonia di toni bassi, grigi e bruni, rotta a tratti, specie nei bellissimi pastelli, da chiari bagliori, abbandoni fragranti, tenerissime annotazioni. Maurizio Pierfranceschi è fuori dalle etichette della moda sebbene, più di tanti suoi coetanei, sia dentro il nostro tempo. Lavora a tu per tu con sé stesso, con passione e trepidazione. Le opere che espone in questa sua prima personale, sono da guardare con fiducia e attenzione. Allora ci risponderanno e sarà un dialogo duraturo.
Maurizio Pierfranceschi corrisponde alla sua pittura: semplice, perfino umile quanto sottilmente preziosa, non priva di un ardire temerario. Io credo che Maurizio andrà lontano, molto lontano. Dei predestinati o, come amava ripetere Longhi, degli “incamminati”, egli possiede la solitaria ostinazione, l’orgoglio segreto, la meditata studiosità e la fedeltà alle proprie radici, qualità questa, piuttosto desueta tra i giovani d’oggi.
Pierfranceschi predilige Burri (sul pittore umbro ha fatto una tesi rigorosa e ispirata) ed ha un vero culto per Morandi, uno dei “rari Lari” che difendono il suo “studio-casa” sperduto nella estrema periferia di Roma. Ritornato da un primo breve viaggio a Parigi è stato radicale (guai a non esserlo a venti anni!): “No a Renoir. Si a Chardin e Bonnard. Una rivelazione Rousseau”.
Ben equilibrata tra potenza espressionista e spirito formale (l’eterno spirito italiano), questa pittura si articola su poche immagini di spoglia ma non arida essenzialità. Il colore-materia è carico, denso: una severa sinfonia di toni bassi, grigi e bruni, rotta a tratti, specie nei bellissimi pastelli, da chiari bagliori, abbandoni fragranti, tenerissime annotazioni. Maurizio Pierfranceschi è fuori dalle etichette della moda sebbene, più di tanti suoi coetanei, sia dentro il nostro tempo. Lavora a tu per tu con sé stesso, con passione e trepidazione. Le opere che espone in questa sua prima personale, sono da guardare con fiducia e attenzione. Allora ci risponderanno e sarà un dialogo duraturo.